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Prati da fieno, prati rupestri e pascoli
Nel territorio del Parco fluviale della Sarca esistono numerose aree a prato, che si diversificano tra loro a seconda dell'altitudine.
Le praterie montane presenti in alta quota di regola vengono sfalciate una volta l'anno. Quando la specie dominante è la Gramigna dorata sono definiti triseteti: sono prati particolarmente ricchi di fiori tra i quali spiccano il Botton d'oro, la Bistorta, il Geranio silvano e lo Zafferano alpino.
Nei prati più aridi ed angusti crescono specie di particolare interesse botanico come la Violaciocca aranciata dal fiore giallo-arancione che non passa di certo inosservata.
I prati con gestione estensiva, caratterizzati dall'assenza di concimazioni o con concimazioni limitate, sono considerati di particolare pregio perché qui si trova la maggiore biodiversità sia floristica che faunistica. Allo stesso tempo, sono prati a forte rischio di abbandono a causa della loro scarsa produttività e localizzazione (spesso si trovano in situazioni sfavorevoli dove ci sono pendenze elevate o dove l'accesso è difficile).
Nelle praterie di mezza montagna domina spesso l'Avena altissima che può raggiungere il metro e mezzo di altezza: in questi arrenatereti si trovano specie comuni, come la Margherita diploide, il Trifoglio, il Tarassaco, l'Achillea, e specie più rare come alcune orchidee, fra le quali l'Orchide militare.
In mezzo a tanta ricchezza floreale vivono numerose specie di animali che qui trovano riparo e cibo. Ad esempio, piccoli mammiferi come i roditori e alcuni uccelli fra cui il Cardellino e il Re di quaglie. Non mancano i predatori come la Volpe o il Gheppio, il Falco pecchiaiolo e l'Averla piccola. La ricca presenza di invertebrati attira il Santimpalo, un piccolo uccello predatore che ama posarsi in cima agli steli più alti per dare la caccia agli insetti.
Infine, gli animali da pascolo che durante la bella stagione contribuiscono a mantenere questi habitat.
Il mantenimento di queste aree, un problema da affrontare
Oggi si registra sempre più frequentemente l'abbandono dell'uso dei prati con il conseguente avanzamento del bosco, che determina la presenza di una minore biodiversità. Un abbandono dovuto alla crisi dell'alpicoltura, ossia del sistema economico che si basa sull'utilizzo sostenibile dei prati e dei pascoli di montagna. Si tratta senza dubbio di un problema da affrontare con diversi strumenti e tramite una sinergia fra i vari attori economici ed istituzionali che amministrano i territori di montagna.